Peter Ulrich è noto soprattutto come percussionista e batterista dei mitici Dead Can Dance, al fianco di Brendan Perry e Lisa Gerrard. Poi è un po’ sparito dalle scene, pur senza interrompere la sua ricerca. Nel 1999 ha registrato un album come solista, Pathways and Dawns, caldeggiato dallo stesso Perry, ed ora realizza la sua seconda prova solistica, Enter the Mysterium (MW Records / Felmay - ristampa 2008) (prima edizione City Canyons Records - 2005).
Il disco si colloca idealmente nel solco delle atmosfere Dead Can Dance, orientate però in una direzione personale, più intimistica, basata su alternanze tra atmosfere cupe altre più rarefatte. Il titolo è emblematico delle scelte musicali e culturali di Ulrich: si tratta di un’indagine sul mistero, su tutto ciò che sfugge alla percezione superficiale della realtà, sul lato buio e indibile della vita e delle cose. Tale viaggio viene condotto attraverso le pathways ricordate nel titolo del disco precedente, quindi non su strade rettilinee e ampie, ma percorrendo sentieri appena tracciati nel folto delle oscurità esistenziali.
La voce (usata come strumento musicale al fianco degli altri), le più svariate percussioni, il dulcimer, l’oboe, il piano, la chitarra e altri strumenti creano atmosfere che si snodano tra sonorità rinascimentali, accenti vagamente world, inserti di matrice folk, qualche tocco pop.
Nelle note per la stampa si dice che queste canzoni ”spingono l’ascoltatore dalle ombrose arcate di una cattedrale a paesaggi mozzafiato”. Non è una definizione esagerata: soprattutto in relazione alla capacità del musicista di dosare in maniera variabile il rapporto tra luce e ombra nei diversi brani dell’album, conducendoci ora in atmosfere cupe e tenebrose e di lì a poco in ambienti che costringono a strizzare gli occhi e generano vertigini.
Al fianco di Ulrich troviamo Debbie Marchant, Alison Bell, Hill Brigs, Louise e Eleanor Ulrich.
Tacklist:
1. At Mortlake 1:49
2. The Scryer & the Shewstone 5:06
3. Across the Bridge 4:55
4. Nothing but the Way 5:37
5. The Witchbottle of Suffolk 7:23
6. The True Cross 7:50
7. Kakatak Tamai 5:17
8. Another Day 7:33
9. Through Those Eyes 5:14
10. Flesh to Flame 4:35
Recensione di Gian Luca Barbieri
Il disco si colloca idealmente nel solco delle atmosfere Dead Can Dance, orientate però in una direzione personale, più intimistica, basata su alternanze tra atmosfere cupe altre più rarefatte. Il titolo è emblematico delle scelte musicali e culturali di Ulrich: si tratta di un’indagine sul mistero, su tutto ciò che sfugge alla percezione superficiale della realtà, sul lato buio e indibile della vita e delle cose. Tale viaggio viene condotto attraverso le pathways ricordate nel titolo del disco precedente, quindi non su strade rettilinee e ampie, ma percorrendo sentieri appena tracciati nel folto delle oscurità esistenziali.
La voce (usata come strumento musicale al fianco degli altri), le più svariate percussioni, il dulcimer, l’oboe, il piano, la chitarra e altri strumenti creano atmosfere che si snodano tra sonorità rinascimentali, accenti vagamente world, inserti di matrice folk, qualche tocco pop.
Nelle note per la stampa si dice che queste canzoni ”spingono l’ascoltatore dalle ombrose arcate di una cattedrale a paesaggi mozzafiato”. Non è una definizione esagerata: soprattutto in relazione alla capacità del musicista di dosare in maniera variabile il rapporto tra luce e ombra nei diversi brani dell’album, conducendoci ora in atmosfere cupe e tenebrose e di lì a poco in ambienti che costringono a strizzare gli occhi e generano vertigini.
Al fianco di Ulrich troviamo Debbie Marchant, Alison Bell, Hill Brigs, Louise e Eleanor Ulrich.
Tacklist:
1. At Mortlake 1:49
2. The Scryer & the Shewstone 5:06
3. Across the Bridge 4:55
4. Nothing but the Way 5:37
5. The Witchbottle of Suffolk 7:23
6. The True Cross 7:50
7. Kakatak Tamai 5:17
8. Another Day 7:33
9. Through Those Eyes 5:14
10. Flesh to Flame 4:35
Recensione di Gian Luca Barbieri
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