Materiali sonori distribuisce per l’Italia l’ultimo disco di grande spessore, pur nella sua essenzialità, di Toshinori Kondo, dal titolo ossimorico: “Silent Melodies”.
Il trombettista jazz giapponese ha alle spalle una carriera ricca e prolifica, nonostante il suo nome sia noto da noi solo all’interno del ristretto manipolo degli appassionati del genere. Il suo approccio al jazz risale ai primi anni Settanta. Il grande salto è avvenuto con il suo trasferimento negli States, in particolare a New York nel 1976, dove suonava con un gruppo denominato Evolution Ensemble Unit. Nel 1980 si accosta all’ala più free del jazz americano, rappresentata da Evan Parker, Derek Bailey, Henry Kaiser e Greg Goodman.
Dopo altre esperienza americane, torna in Giappone per immergersi in un progetto (International Music Activities) in cui la sua tromba viene affiancata dall’elettronica, da chitarre distorte, con lo scopo di rappresentare musicalmente l’alienazione urbana della sua terra.
Negli anni Novanta poi si dedica a sperimentazioni che consistono nel suonare la tromba in ambienti a dir poco inusuali come il deserto del Negev, le Ande e l’Himalaya e che confluiranno nell’album “Israel”.
Ha attraversato numerosi generi e stili musicali e ha suonato con musicisti dello spessore di Yoshito Osawa, Shoji Hano, Milford Graves, Derek Bailey, Henry Kaiser, John Oswald, Eugene Chadbourne, John Zorn, William Parker, Peter Kuhn, Bill Laswell, ed è comparso anche al fianco di Giovanni Lindo Ferretti.
Il disco solista precedente, “Fukyo”, è uscito nel 2005. Ora “Silent Melodies” è ciò che si può definire senza dubbio un progetto estremamente coraggioso: un intero cd eseguito con la sua fedele tromba elettrica e nient’altro. Ma l’aspetto davvero geniale consiste nel risultato. È noto che i dischi di tromba sola si contano sulle dita di una mano o poco più (sono numericamente ancor più esigui di quelli di sax solo), ma lo stupore nasce dal fatto che si tratta di un disco che non richiede un ascoltatore elitario appartenente alla ristrettissima cerchia di cultori dei cd di solo sax di Anthony Braxton (che anche noi apprezziamo, ma che non ci scandalizziamo se qualche ascoltatore infastidito toglie prematuramente dal lettore). Nel caso di “Silent Melodies” la sperimentazione (di ciò in fondo si tratta) consiste proprio nel rendere la tromba sola ascoltabile, godibile, mantenendola allo stesso lontano dal “facile”, dal melodico e dall’orecchiabile, e sostenendola solo con qualche effetto che non si capisce bene come sia ottenuto, dato che le note per la stampa assicurano che non c’è nessun altro strumento né alcun “overdub”, ma solo il “breathing power” di Kondo.
Un disco raffinato in una confezione elegante come poche altre.
Tracklist:
1. Clear Water
2. Gone Dream-1
3. Gone Dream-2
4. Resonant Space
5. Mountain Shadow
6. Song for the Small Planet
7. Sky Cry
8. Moon Cloud
9. Wind Temptation
10. Stars Night
11. Melting Stone
12. First Light
Recensione di Gian Luca Barbieri
Il trombettista jazz giapponese ha alle spalle una carriera ricca e prolifica, nonostante il suo nome sia noto da noi solo all’interno del ristretto manipolo degli appassionati del genere. Il suo approccio al jazz risale ai primi anni Settanta. Il grande salto è avvenuto con il suo trasferimento negli States, in particolare a New York nel 1976, dove suonava con un gruppo denominato Evolution Ensemble Unit. Nel 1980 si accosta all’ala più free del jazz americano, rappresentata da Evan Parker, Derek Bailey, Henry Kaiser e Greg Goodman.
Dopo altre esperienza americane, torna in Giappone per immergersi in un progetto (International Music Activities) in cui la sua tromba viene affiancata dall’elettronica, da chitarre distorte, con lo scopo di rappresentare musicalmente l’alienazione urbana della sua terra.
Negli anni Novanta poi si dedica a sperimentazioni che consistono nel suonare la tromba in ambienti a dir poco inusuali come il deserto del Negev, le Ande e l’Himalaya e che confluiranno nell’album “Israel”.
Ha attraversato numerosi generi e stili musicali e ha suonato con musicisti dello spessore di Yoshito Osawa, Shoji Hano, Milford Graves, Derek Bailey, Henry Kaiser, John Oswald, Eugene Chadbourne, John Zorn, William Parker, Peter Kuhn, Bill Laswell, ed è comparso anche al fianco di Giovanni Lindo Ferretti.
Il disco solista precedente, “Fukyo”, è uscito nel 2005. Ora “Silent Melodies” è ciò che si può definire senza dubbio un progetto estremamente coraggioso: un intero cd eseguito con la sua fedele tromba elettrica e nient’altro. Ma l’aspetto davvero geniale consiste nel risultato. È noto che i dischi di tromba sola si contano sulle dita di una mano o poco più (sono numericamente ancor più esigui di quelli di sax solo), ma lo stupore nasce dal fatto che si tratta di un disco che non richiede un ascoltatore elitario appartenente alla ristrettissima cerchia di cultori dei cd di solo sax di Anthony Braxton (che anche noi apprezziamo, ma che non ci scandalizziamo se qualche ascoltatore infastidito toglie prematuramente dal lettore). Nel caso di “Silent Melodies” la sperimentazione (di ciò in fondo si tratta) consiste proprio nel rendere la tromba sola ascoltabile, godibile, mantenendola allo stesso lontano dal “facile”, dal melodico e dall’orecchiabile, e sostenendola solo con qualche effetto che non si capisce bene come sia ottenuto, dato che le note per la stampa assicurano che non c’è nessun altro strumento né alcun “overdub”, ma solo il “breathing power” di Kondo.
Un disco raffinato in una confezione elegante come poche altre.
Tracklist:
1. Clear Water
2. Gone Dream-1
3. Gone Dream-2
4. Resonant Space
5. Mountain Shadow
6. Song for the Small Planet
7. Sky Cry
8. Moon Cloud
9. Wind Temptation
10. Stars Night
11. Melting Stone
12. First Light
Recensione di Gian Luca Barbieri
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